La Svizzera avanza nella difesa delle sue priorità sui diritti umani

Comunicato stampa, 04.04.2025

Dopo sei settimane di lavori, si è chiusa alle Nazioni Unite di Ginevra la prima sessione del Consiglio dei diritti umani presieduta da uno svizzero. Il diplomatico elvetico Jürg Lauber ha guidato i dibattiti della 58esima sessione del Consiglio, durante la quale i 47 Stati membri, tra cui la Svizzera, si sono occupati di diversi punti caldi del pianeta, come l’Ucraina, il Medio Oriente e la Siria. In quest’ultimo contesto, sono stati compiuti passi su un possibile cammino verso la pace e la stabilità. Anche la lotta alla pena di morte, una delle tematiche prioritarie per la Svizzera, continua a dare i suoi frutti.

Il cambiamento ai vertici del potere siriano si è fatto sentire anche nella sala del Consiglio dei diritti umani al Palazzo delle Nazioni. La delegazione di Damasco si è impegnata in modo costruttivo nei lavori che hanno portato per la prima volta all’adozione per consenso di una risoluzione che la Svizzera considera un passo verso la pace. Questo anche se i problemi da risolvere sono ancora molti. Il particolare, la Svizzera ha espresso preoccupazione per le violenze lungo la costa siriana, che hanno fatto centinaia di vittime, e ha esortato le parti a rispettare il diritto internazionale e frenare le tensioni attraverso il dialogo.

Nella guerra contro l'Ucraina, la Svizzera ha ribadito il sostegno all'Ucraina e si è espressa favorevolmente sulla proroga del mandato della Commissione d'inchiesta internazionale indipendente, impegnata a documentare le violazioni dei diritti umani, per garantire verità, giustizia e riparazione.

La Svizzera ha anche appoggiato la risoluzione sul diritto del popolo palestinese all'autodeterminazione, un testo che ribadisce il principio della soluzione dei due Stati.

Lotta alla pena di morte

Una preoccupazione profonda è stata espressa dal nostro paese per l'aumento delle esecuzioni capitali in Iran; le autorità iraniane sono state esortate a limitarne l'uso ai crimini più gravi come primo passo verso l’abolizione.

Per la Svizzera, il diritto alla vita è fondamentale. Senza il diritto alla vita nessun altro diritto umano può essere rispettato. Per questo ne fa una delle sue priorità tematiche. Un lavoro lungo ma proficuo: al Consiglio dei diritti umani, la procuratrice generale dello Zimbabwe Virginia Mabiza ha messo in risalto il ruolo svolto dalla Svizzera nel processo che ha portato all’abolizione della pena di morte nel suo paese, il 31 dicembre scorso.

Diritti umani e tecnologia

Tra le risoluzioni tematiche adottate, spicca quella sul rapporto tra diritti umani e neurotecnologie; la Svizzera ha fatto parte del gruppo di lavoro che l’ha elaborata. Il testo promuove lo sviluppo di linee guida per l'applicazione alle neurotecnologie di standard in materia di diritti umani e sottolinea la necessità di farne un uso sicuro e accessibile a tutti. La tutela dei diritti umani nel campo delle nuove tecnologie sta diventando sempre più importante e mette in evidenza le sfide urgenti che il Consiglio deve affrontare.

Il capo del DFAE Ignazio Cassis, aprendo i lavori della sessione il 24 febbrai scorso, ha esortato il Consiglio a dar prova di unità e determinazione: “Non è il momento di dividersi – ha detto il consigliere federale - ma quello di agire di comune accordo per difendere i principi di pace e stabilità”.


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