Comunicato stampa, 09.12.2016

Durante la seduta del 9 dicembre 2016, il Consiglio federale ha deciso di prolungare di un anno il blocco dell’insieme degli averi detenuti in Svizzera dei presidenti decaduti Ben Ali (Tunisia), Mubarak (Egitto) e Janukovyč (Ucraina) nonché di loro familiari e di altre persone politicamente esposte del loro entourage. Questa decisione ha lo scopo di concedere tempo supplementare alle inchieste penali in corso e di sostenere la cooperazione giudiziaria, tenendo conto anche del cambiamento politico in corso in ognuno di questi Paesi.

Nel caso della Tunisia e dell’Egitto, all’inizio del 2011 il Consiglio federale aveva ordinato per tre anni il blocco a titolo preventivo di tutti gli averi in Svizzera dei presidenti decaduti Ben Ali e Mubarak e delle persone politicamente esposte del loro entourage e di altri familiari. In seguito ha prolungato questa misura di altri tre anni. Il blocco tunisino scadrà nel gennaio 2017 e quello egiziano nel febbraio 2017. Nel dossier tunisino sono stati bloccati circa 60 milioni di franchi. Per l’Egitto l’importo ammontava a circa 570 milioni di franchi.

La legge federale sui valori patrimoniali di provenienza illecita (LVP) è entrata in vigore il 1° luglio 2016 e disciplina la durata dei blocchi e la loro proroga. Una proroga di un anno è possibile se lo Stato di provenienza ha espresso la volontà di collaborare nell’ambito dell’assistenza giudiziaria. La durata massima consentita del blocco è di dieci anni.

Quasi sei anni dopo l’entrata in vigore del blocco tunisino e di quello egiziano, numerose procedure sono state avviate contro i principali protagonisti. Nel frattempo le autorità di questi Paesi hanno manifestato la volontà di cooperare con la Svizzera nell’ambito dell’assistenza giudiziaria. Per poter stabilire, se del caso, l’origine illecita degli averi bloccati sono tuttavia necessarie sentenze di confisca o accordi di transazione convalidati dalla giustizia di questi Paesi. Visto che il blocco preventivo del Consiglio federale non ha ancora raggiunto pienamente il suo obiettivo, il suo rinnovamento è giustificato. La proroga di un anno deve permettere di giungere a progressi tangibili nell’avanzamento delle procedure aperte, offrendo prospettive più chiare riguardo alle possibili restituzioni.

Nel caso dell’Ucraina la situazione è diversa visto che il blocco iniziale è più recente. È stato infatti ordinato dal Consiglio federale nel 2014 per una durata di tre anni e scade per la prima volta nel febbraio 2017. Questo blocco interessa un importo totale di circa 70 milioni di franchi. Sono anche state avviate inchieste penali contro numerose persone interessate da questa misura e alla Svizzera sono state inoltrate parecchie richieste di assistenza giudiziaria. Benché queste richieste abbiano prodotto risultati intermedi importanti, ci vuole ancora tempo per permettere alle procedure penali pendenti di concludersi. Il blocco del Consiglio federale rimane quindi utile e la proroga di un anno è giustificata.

Poco prima della nuova scadenza di questi tre blocchi, che avverrà all’inizio del 2018, il Consiglio federale effettuerà una nuova valutazione della situazione in ognuno dei tre Paesi interessati e deciderà in quel momento in merito a un’altra proroga dei blocchi in funzione dei progressi realizzati.


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