Comunicato stampa, 19.10.2018

Tra le persone in difficoltà e le persone che prestano aiuto a livello internazionale possono instaurarsi rapporti di forza che portano all’aumento del rischio di abusi sessuali e di comportamenti indebiti. In occasione della conferenza «Putting People First» la Svizzera e altri 21 Stati dell’OCSE sottolineano che questi abusi non devono essere tollerati e devono essere combattuti in modo sistematico anche nel mondo della cooperazione internazionale. In una dichiarazione congiunta definiscono inoltre diverse misure volte a prevenire, a proteggere le vittime e i gruppi a rischio e a obbligare chi presta aiuto a rendere conto del proprio operato.

Logo della conferenza: «Putting people first. Tackling sexual exploitation, abuse and harassment in the aid sector.»
La Svizzera e altri 21 Paesi OCSE si incontrano a Londra per assumere impegni importanti alla conferenza «Putting People First». © DFID UK

Gli abusi sessuali e i comportamenti indebiti sono un problema globale in relazione diretta con uno squilibrio di potere e con la discriminazione, soprattutto di ragazze e donne, ma anche di altri gruppi vulnerabili. In situazioni in cui tale squilibrio di potere è particolarmente alto – ad esempio in contesti di sviluppo, crisi e situazioni d’emergenza – il rischio aumenta in modo esponenziale: spesso mancano regole efficaci di Stato di diritto che permettano di trattare in modo dignitoso i beneficiari e i gruppi target dell’aiuto internazionale e di proteggerne i diritti. «Abbiamo bisogno di norme vincolanti e attuabili, codici di comportamento, strutture e meccanismi per affrontare, svelare e perseguire a livello giuridico lo sfruttamento e gli abusi sessuali», ha dichiarato Manuel Bessler, delegato per l’aiuto umanitario e capo della delegazione svizzera alla conferenza «Putting People First», a Londra. Insieme ad altri 21 Stati membri dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) ha chiesto inoltre «un impegno forte e chiaro, a tutti i livelli, per una tolleranza zero e per un’imposizione e attuazione degli standard e dei codici, al fine di combattere e ostacolare l’orribile fenomeno dello sfruttamento e degli abusi sessuali.»

Nella dichiarazione i 22 Stati OCSE, che insieme rappresentano circa il 90 per cento dei fondi della cooperazione internazionale, definiscono vari orientamenti e circa 20 misure che riguardano, oltre agli standard condivisi e alla tolleranza zero verso ogni genere di abuso, anche la migliore protezione delle vittime e di chi denuncia (whistleblower), il risoluto deferimento alla giustizia dei colpevoli e l’intensificazione della prevenzione e della formazione. Gli Stati sono inoltre d’accordo sul fatto che sia necessario un cambiamento culturale per instaurare fiducia, promuovere la parità di genere e creare condizioni che impediscano gli abusi di potere e permettano alle vittime di essere ascoltate. Si tratta di dare potere alle donne e ai gruppi marginalizzati.

La partecipazione della Svizzera alla conferenza londinese fa parte del suo impegno contro lo sfruttamento e gli abusi sessuali e per l’armonizzazione e il rispetto degli standard internazionali. Questi standard devono creare un quadro di riferimento globale a cui i Paesi possono riferirsi per attuare le proprie misure nazionali. Con la sua azione in seno a vari organi dell’ONU, la Svizzera ha potuto ad esempio far sì che il Programma di sviluppo delle Nazioni Unite (PNUS) organizzasse una hotline, raggiungibile 24 ore su 24, dedicata alla prevenzione e alla lotta dello sfruttamento e degli abusi sessuali.

Anche il DFAE esige, nel codice di comportamento per i collaboratori del Dipartimento all’estero e nella collaborazione con le organizzazioni partner, la tolleranza zero per quanto riguarda lo sfruttamento, gli abusi e le aggressioni sessuali. Con il codice di comportamento per tutte le organizzazioni partner della Direzione dello sviluppo e della cooperazione che beneficiano di contributi principali, la DSC si impegna insieme ai partner per un maggiore rafforzamento della prevenzione e dei meccanismi di controllo dei rischi e per la protezione delle vittime.


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