Comunicato stampa, 08.02.2017

Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) constata che l’adozione da parte del Parlamento israeliano, lunedì 6 febbraio 2017, di una legge finalizzata a legalizzare nel diritto israeliano la costruzione di edifici – e in particolare di numerosi avamposti – su terre private palestinesi nel Territorio palestinese occupato, renda ancora più complicata la prospettiva di una soluzione a due Stati, fortemente sostenuta dal DFAE.

Il DFAE aveva già espresso a più riprese la propria preoccupazione alle autorità israeliane ancora prima dell’adozione di questa legge che, con il suo carattere retroattivo, mira a legalizzare, per la prima volta secondo il diritto israeliano, l’espropriazione di terre private palestinesi allo scopo specifico di creare delle colonie nel Territorio palestinese occupato. Questa decisione non solo legittimerebbe l’esistenza di migliaia di alloggi illegali, ma spianerebbe inoltre la strada a un incremento sensibile del numero di colonie in nuove aree della Cisgiordania.

Il DFAE segnala che tutte le colonie di popolamento israeliane in Territorio palestinese occupato, compresi gli avamposti, costituiscono una violazione del diritto internazionale umanitario. Questa posizione è stata riaffermata in particolare nella risoluzione 2334 del Consiglio di sicurezza dell’ONU. Le colonie israeliane infrangono inoltre i diritti civili, politici, economici, sociali e culturali della popolazione palestinese, e anche il suo diritto all’autodeterminazione.

Il DFAE sollecita quindi Israele a rispettare i suoi obblighi internazionali e a verificare la legalità di questa legge, la cui adozione rappresenterebbe un nuovo ostacolo alla pace e potrebbe compromettere la soluzione a due Stati, minando la fiducia riposta nell’impegno del Governo israeliano per la ricerca di questa soluzione. La Svizzera rimane del parere che solo una soluzione negoziata a due Stati sia in grado di instaurare una pace giusta e duratura tra Israeliani e Palestinesi. Il DFAE invita pertanto il Governo di Israele a riconfermare il suo attaccamento ad una soluzione a due Stati, nel caso specifico interrompendo immediatamente le misure unilaterali che ne comprometterebbero la realizzazione. Questa posizione è stata recentemente ribadita da oltre 70 Paesi e organizzazioni internazionali in una dichiarazione congiunta, a cui si è associata la Svizzera, sottoscritta in seguito alla Conferenza ministeriale di Parigi del 15 gennaio 2017, nonché nell’ultimo rapporto del Quartetto.


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Ultima modifica 19.07.2023

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