L’attrattiva della Svizzera al servizio della protezione dei ghiacciai

I cambiamenti climatici stanno causando lo scioglimento dei ghiacci nelle regioni polari e montane, con conseguenze potenzialmente devastanti per la vita umana e la natura. La ricerca polare e glaciologica svizzera è all’avanguardia a livello mondiale. Dà un apporto determinante alla comprensione dei cambiamenti climatici su scala planetaria e contribuisce alla protezione del clima. Ne parliamo con Daniel Farinotti, glaciologo presso il PFZ.

11.09.2025
Un uomo con un’asta di misurazione su un ghiacciaio delle Alpi svizzere.

In Svizzera come nel resto del mondo, i ghiacciai si stanno ritirando rapidamente. Qui il ghiacciaio di Findelen sul massiccio del Monte Rosa. © Matthias Huss

Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) rappresenta la Svizzera in vari organismi politici in relazione all’Artide e all’Antartide e promuove la ricerca polare e climatica svizzera a livello internazionale. Molte istituzioni svizzere godono di fama mondiale per i loro contributi scientifici in ambiti quali la neve, il ghiaccio (criosfera), l’atmosfera, i pericoli naturali, il permafrost e gli ecosistemi montani. 

I cambiamenti climatici minacciano la criosfera, ossia le zone della Terra permanentemente innevate e ghiacciate come calotte polari, permafrost, ghiacciai e nevai, provocandone lo scioglimento. 

Il professor Daniel Farinotti, glaciologo presso il Politecnico federale di Zurigo (PFZ), spiega in quest’intervista il problema dello scioglimento dei ghiacci e come la cooperazione internazionale può contrastarlo.

Ritratto del professor Daniel Farinotti
Daniel Farinotti è professore di glaciologia al PFZ e conduce studi anche presso l’Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio (WSL). © Caroline Laville

Professor Farinotti, qual è lo stato dei ghiacciai in Svizzera e nel mondo?

Purtroppo su questo fronte c’è poco da rallegrarsi: in Svizzera e nel mondo i ghiacciai si stanno ritirando rapidamente. La causa è da ricercare nel progressivo riscaldamento globale, la cui realtà è ormai un dato di fatto. La scomparsa dei ghiacciai non solo continua, ma sta addirittura accelerando. Dal 2000 i ghiacciai svizzeri hanno perso quasi il 40 per cento della loro massa.

Come si può paragonare lo scioglimento dei ghiacciai svizzeri con quello delle calotte polari?

In questo caso è importante fare una distinzione: sebbene le cause, ossia i cambiamenti climatici e il conseguente aumento delle temperature, siano le stesse, la portata, gli effetti e gli orizzonti temporali differiscono molto. Per quanto riguarda le Alpi svizzere, si può per esempio ipotizzare che la maggior parte dei ghiacciai sarà scomparsa entro la fine del XXI secolo. Lo stesso non si può dire, fortunatamente, per l’Artide e l’Antartide, dove i ghiacciai perderanno buona parte del loro volume, ma di certo non scompariranno del tutto entro il 2100.

Siamo ancora in tempo per influenzare la futura evoluzione del clima se riduciamo le nostre emissioni di gas serra.
Professor Daniel Farinotti, settembre 2025

Perché è importante preservare i ghiacci del pianeta?

Anche in questo caso l’importanza dipende dalla regione in cui si trovano. Nelle Alpi svizzere e in altre popolate regioni di montagna, i ghiacciai sono fonti d’acqua essenziali per le attività umane e la natura, contribuiscono all’approvvigionamento energetico e sono una componente emblematica del paesaggio tradizionale. Nelle regioni polari, invece, le masse di ghiaccio sono fondamentali per l’ecosistema e il clima proprio per le loro dimensioni. La quantità di acqua di fusione proveniente da queste regioni, e in particolare dalla calotta glaciale groenlandese e da quella antartica, è talmente enorme da contribuire in modo significativo all’innalzamento del livello del mare e ai cambiamenti delle correnti oceaniche. Questi effetti non si manifestano solo in determinate zone o regioni, ma in tutto il mondo.

Come può la cooperazione internazionale – e quindi la Svizzera – contribuire a proteggere i ghiacciai?

Pur essendo un piccolo Paese, la Svizzera offre un importante contributo alla ricerca polare e glaciologica. Oltre che alla sua vicinanza geografica alla neve e al ghiaccio e alla sua lunga tradizione scientifica, questo impegno è legato anche alla sua spiccata capacità innovativa, cui si aggiungono condizioni finanziarie e politiche favorevoli, che agevolano la cooperazione internazionale. Questa attrattiva è riconosciuta anche a livello internazionale e rappresenta un chiaro vantaggio nelle reti di ricerca globali. La Svizzera può sfruttarla in modo mirato anche per la protezione del clima e dei ghiacciai, la cui promozione richiede naturalmente un grande sforzo non solo in ambito accademico.

Come vede il futuro dei ghiacciai?

Per quanto riguarda i ghiacciai svizzeri sono purtroppo piuttosto pessimista, il loro futuro è inesorabilmente segnato, continueranno a perdere massa in modo significativo. Tuttavia, non è ancora detta l’ultima parola, perché siamo ancora in tempo per influenzare la futura evoluzione del clima se riduciamo le nostre emissioni di gas serra. Se l’aumento della temperatura media globale si arrestasse a 1,5–2,0 °C, soglia stabilita nell’Accordo di Parigi, sarebbe ancora possibile perlomeno preservare un quarto dei ghiacci svizzeri.

A livello mondiale la partita è ancora aperta e dipende da decisioni cruciali sulle emissioni di gas serra e sui fattori che le generano. Spero vivamente che i numerosi campanelli d’allarme provenienti sia dalla ricerca scientifica che dalla natura vengano finalmente ascoltati. Le generazioni future ce ne sarebbero riconoscenti.

Alla fine di maggio del 2025 si è tenuta in Tagikistan una conferenza internazionale dell’ONU sui ghiacciai. Il 2025 è stato dichiarato anno internazionale per la conservazione dei ghiacciai, cui seguirà il decennio di azione per le scienze criosferiche (2025–2034) promosso dall’ONU. Il DFAE ha partecipato attivamente alla conferenza co-organizzando anche diversi eventi e ha coinvolto il professor Daniel Farinotti nella stesura della dichiarazione sulla protezione dei ghiacciai adottata a Dushanbe, capitale tagika. 

L'ambasciatore Christian Frutiger partecipa alla conferenza internazionale per la protezione dei ghiacciai mondiali, notizie locali, 31.05.2025 (en)

Protezione del clima nella Strategia di politica estera 2024–2027

La gestione della crisi climatica è uno degli obiettivi principali tanto in politica interna quanto in politica estera. La Svizzera si impegna per un regime climatico internazionale efficace, che coinvolga le economie che emettono più CO₂, e cerca di concludere accordi bilaterali sulla riduzione delle emissioni all’estero, oltre a una serie di accordi con alcuni Paesi che le consentano di accedere a idonei siti di stoccaggio di CO₂ per immagazzinare in modo permanente le emissioni catturate difficili da evitare.

Nell’ambito dell’Agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile, la Svizzera si adopera per raggiungere l’obiettivo 13, che verte su misure di protezione del clima.

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