«Guarda quella cima coperta di neve, e quella con le rocce alte e appuntite! Come si chiamano, Peter?»
«Le montagne non hanno nomi», rispose.
(Johanna Spyri, Heidi, Capitolo III)
I nomi delle montagne

Johanna Spyri avrà anche avuto torto a ritenere che un pastorello sempliciotto come Peter pensasse che le montagne sono senza nome, ma è sicuro che Peter non sarebbe stato in grado di indentificarle tutte. Fino all’avvento delle scalate e del turismo alpino, i picchi più alti non avevano valore economico. Solo se una cima svolgeva la funzione di punto di riferimento, le veniva assegnato un nome. I passi ed i pascoli montani avevano un valore e, di conseguenza, un nome che, spesso in tempi successivi veniva esteso alla cima vera e propria. Ma fino al 1700, quando scienziati, studiosi ed alpinisti iniziarono ad interessarsi alle montagne, poche avevano già nomi che fossero conosciuti al di fuori della zona interessata e la maggioranza non ne aveva nessuno.
Tutto ciò comportò un po’ di confusione tra i pionieri dell’alpinismo. I fratelli Meyer, all’inizio della spedizione che li portò nel 1811 alla conquista della Jungfrau, persero due giorni cercando la via migliore per scalare la montagna sbagliata! Nel 1841 un gruppo di eminenti esploratori, convinti di avere raggiunto la cima dello Schreckhorn, si trovavano invece sul Lauteraarhorn, e neppure le guide si resero conto dell'errore.
Chi ha familiarità con le montagne svizzere, sa bene che gli stessi elementi compaiono ripetutamente nei nomi in forme diverse. Ecco alcuni esempi:
Francese
- Aiguille = picco (letteralmente: ago) (Aiguille-du-Midi)
- Arête = cresta, crinale (Arête de Sorebois)
- Bec (Becca in dialetto) = picco (letteralmente: becco) (Bec d’Epicoune, Becca de la Lia)
- Col = pas (col de la Forclaz) (Forclaz è l’equivalente dialettale del tedesco Furka)
- Dent = picco (letteralmente: dente) (Dent-d’Hérens)
- Roc = roccia, masso (Roc d’Orzival)
- Rocher = roccia, rupe (Rochers-de-Naye)
- Six, Sex = roccia (Attenzione! La «x» non si pronuncia) (Sex de l’Aigle, Six Blanc)
- Tête (Tita in dialetto) = testa (Tête Blanche)
- Vanil = cima rocciosa (Vanil Noir)
Tedesco
- Balm = rupe a strapiombo (Balmhorn)
- Eck, Egg, Eggen = pendio, cima (Scheidegg, Egghorn)
- Fluh, Flüe = rupe (Bachflue)
- Furka, Furgge = (letteralmente: forchetta. Indica un passaggio tra due punti elevati (Furkapass, Furgg)
- Grat = cresta, crinale (Gornergrat)
- Horn = picco, corno (a forma di piramide, nel quale ghiacciai adiacenti hanno eroso tre lati) (Matterhorn = Cervino)
- Joch = sella, valico (viene usato esclusivamente per passi alpini elevati) (Jungfraujoch)
- Kulm = vetta, colmo (Harderkulm)
- Spitze = punta, cima (Dreiländerspitz)
- Stock = letteralmente: moncone (Stockhorn)
Italiano
- cima = (Cima Bianca)
- corno = equivalente al tedesco Horn (Corno Rosso)
- filo = cresta, crinale (Cima di Filo)
- forca, forcola, forcoletta, forcellina = Variazioni di forchetta, equivalenti al tedesco Furka (Forca di Casséo)
- monte = (Monte Moro)
- muotta = colle, pendio
- passo = (Passo S. Jorio)
- pizzo = cima aguzza (Pizzo Bianco)
- sasso = parete o cima rocciosa (Sasso Nero)
Romancio
- bot, botta = collina (Bot digl Uors, Botta Bruonza)
- corn = peak picco, corno, equivalente al tedesco Horn (Corn Suvretta)
- crap = roccia (Crap Alv)
- cuolm, culms, culmatsch etc = top vetta, colmo, equivalente al tedesco Kulm (Cuolm d’Mez)
- fil = cresta, crinale (letteralmente: filo) (Fil Blengias)
- fuorcla = letteralmente: forchetta (vedere il tedesco Furka)
- mott, motta = colle (Motta Bianca)
- munt = monte (Munt Pers)
- muot, muotta, muottas = colle, pendio (Muot la Greina)
- piz = pizzo, cima aguzza (Piz Bernina)
- sass = sasso, cima rocciosa (Sass dal Poss)
- spi = cresta (Spi da la Muranza)
- tschima = cima (Tschima da Flix)
Diavoli, pulzelle e Ponzio Pilato
Fino a quando le montagne non diventarono oggetto di studio e di svago, le alte cime venivano considerate luoghi misteriosi o, addirittura, covi di spiriti. Da qui il nome dato ad uno dei monti del canton Vallese, chiamato «Les Diablerets» per via dei diavoli che, secondo la convinzione popolare, infestavano la zona e che spesso, giocando a birilli con le rocce, le lasciavano distrattamente cadere a valle con risultati catastrofici. Una simile credenza si ritrova nel nome del Quille-du-Diable, il birillo del diavolo, nella stessa zona.
Una montagna ad essere invece «realmente» infestata dagli spiriti, era il Pilatus, vicino a Lucerna. Lo spirito che vi dimorava era nientemeno che quello di Ponzio Pilato. Una versione della storia vuole che alla fine del processo a Gesù, Pilato si sia recato in esilio sulla montagna e successivamente si sia suicidato gettandosi nel lago dalla sua cima. Secondo un’altra versione, l’imperatore Tiberio, che soffriva di un male incurabile, sentendo dei miracoli fatti da Gesù, ordinò al governatore locale Pilato di mandarlo a Roma. Venuto però a sapere della crocefissione del Cristo, l’imperatore fece sbattere Pilato in prigione, dove questi si suicidò. Quando il corpo di Pilato venne gettato nel Tevere, scoppiò un terribile temporale che smise solo quando si decise di ripescarlo. La stessa cosa successe quando provarono a gettare il corpo di Pilato in Francia. Fu portato infine sulla cima di una remota montagna, al tempo chiamata Frakmont, ed ivi abbandonato in uno stagno dalle acque scure. Ma il cadavere non aveva ancora perso il potere di scatenare intemperie e distruzione, e gli abitanti dei luoghi lo incolparono per le terribili bufere che di tanto in tanto si abbattevano sulla zona e che una volta provocarono addirittura l’inondazione della città di Lucerna. Nel medioevo vigeva l’assoluto divieto di salire sulla montagna per non provocare la rabbia dello spirito di Pilato.
Per quanto riguarda l’altra montagna di Lucerna, il Rigi, alcuni pensano che il nome derivi dal latino «regina», e che essa fosse la «regina montium» cioè la «regina delle montagne». Altri affermano invece che il nome sia il derivato dell'antica parola tedesca «Riginen» che significa «righe, strisce» e faccia riferimento all'aspetto stratificato della montagna.
Del trio di cime più famoso dell’Oberland Bernese, l’Eiger, il Mönch e la Jungfrau, il primo a vedersi assegnare un nome fu l’Eiger, che viene già menzionato nel 1700. Il nome sembra riferirsi alla sua forma aguzza (anche se gli studiosi non concordano nel farlo risalire al latino «acer» = acuto, pungente) o più semplicemente al dialetto svizzero tedesco «Ger» = giavellotto.
La Jungfrau – pulzella – si riferisce probabilmente alle monache di Interlaken, il cui convento, dedicato alla Vergine, era proprietario della maggior parte delle terre della zona, compresi i pascoli ai piedi della montagna. Ed è capitato in molte occasioni che il nome di un pascolo venisse successivamente esteso alla montagna stessa. Un’altra versione sull’origine del nome afferma che la forma della cima coperta di neve ricorda vagamente quella di una monaca in abito bianco.
Il vicino della Jungfrau, il Mönch, «monaco, frate», ha ricevuto questo nome solo nel 1860. Nel passato aveva avuto svariati nomi, ma spesso non veniva neanche menzionato sulle carte topografiche. Per quanto riguarda l'origine del nome attuale, può essere dovuto ai monaci di Interlaken che erano proprietari dei pascoli sulle sue pendici. Ma nonostante si trovi al fianco di una monaca, questa sua posizione può non avere nulla a che vedere con i monaci di Interlaken: potrebbe, infatti, essere una forma della parola «Münch», che in tedesco significa «castrone», con la quale appare indicato in una carta del 1606. Il nome del pascolo in cui questi animali passavano l'estate è stato poi esteso alla montagna stessa.
La più famosa montagna svizzera, il Cervino, ha molti nomi diversi. Il Monte Cervino viene chiamato Mont Cervin in francese, ma ai più è conosciuto con il nome tedesco di Matterhorn. Per i locali è semplicemente «Horu» che è la parola del dialetto locale per «Horn». Le teorie sull'origine del nome italiano e francese sono svariate. Una vuole che gli sia stato dato il nome di Cervin, compagno di viaggio del gigante Gargantua in Svizzera. Secondo questa storia, la montagna si formò quando il gigante le si sedette sopra e la schiacciò, lasciando solo la famosa forma a piramide perché gli rimase tra le gambe. L’idea più largamente accettata è invece quella che fa risalire la parola ad una correzione di Mons Silvinus, dal latino «silva», selva, foresta. Ancora una volta il nome delle pendici del monte si sarebbe poi esteso alla cima. La responsabilità del cambio della consonante iniziale da «s» a «c» viene data al famoso esploratore Saussure, erroneamente convinto che la parola fosse riferita a «cerf», cervo. Per quanto riguarda il nome tedesco, esso deriva dalla parola «Matt», prato, pascolo, e, secondo l’usanza comune, il nome «scalò» la montagna, trasferendosi dalle pendici alla cima.
Uomini e (poche...) donne
Fu solo nel 1800 che la prima, definitiva, carta topografica della Svizzera venne compilata. E naturalmente portava indicati i nomi delle montagne. Per determinarli, vennero chieste le opinioni degli abitanti dei luoghi, in particolare quelle di pastori, cacciatori e guide, ma qualora non risultasse alcun nome, toccò agli esperti colmare le lacune.
In questo contesto, ad alcune montagne vennero così dati nomi di personaggi famosi. Spesso si fregiarono dell’onore gli alpinisti che per primi scalarono le cime in questione. Ecco quindi, per esempio, l'Ulrichshorn presso Saas Fee, che fu raggiunto per primo da Melchior Ulrich, o la Kingspitze, scalata nel 1887 da H. Seymour King. Una delle poche cime a portare il nome di una donna è la Gertrudspitze, in onore dell'alpinista Gertrude Bell che la scalò nel 1901.
La zona che vede la maggiore commemorazione di alpinisti nei nomi delle montagne è quella lungo il confine italo-svizzero: la Punta-Gnifetti, la Ludwigshöhe, la Parrotspitze, il Pic Tyndall, la Piramide Vincent e la Zumsteinspitze portano tutti il nome dei loro primi scalatori. Nella stessa regione, la più alta montagna svizzera, con i suoi 4634m, da sempre conosciuta come Hochspitz, cima alta, venne rinominata Dufourspitze, in onore di una delle figure di punta della vita pubblica svizzera del XIX secolo, Guillaume-Henri Dufour. Un eminente cartografo, viene principalmente ricordato per aver condotto le truppe governative alla vittoria durante la breve guerra civile del 1847.
Esistono anche montagne a cui è stato dato il nome di ricercatori; se ne trovano molteplici nell'area del Grimsel. I nomi vennero scelti il giorno del 1840 in cui la guida della spedizione al ghiacciaio Unteraar, condotta da Agassiz, spiegò che la maggior parte delle vette in vista non aveva nome. I componenti della spedizione «battezzarono» perciò, proprio in quell’occasione, il Desorhorn, l’Escherhorn, il Grunerhorn, l’Hugihorn e lo Scheuchzerhorn, dando loro nomi di ricercatori, incluso quello dello stesso Agassiz, che in qualche modo avevano dato un contribuito all’esplorazione delle Alpi.
La pratica di assegnare nomi di persone alle montagne ha comunque sempre creato molte controversie. Già nel 1865, un membro del Club Alpino Svizzero espresse la sua avversione per il volere dei contemporanei di «creare un collegamento eterno tra le nostre vite passeggere e montagne che sono centinaia di migliaia di anni più vecchie di noi, e che ci sopravviveranno per altrettanti».
Trovare un nome adatto resta però una faccenda seria. Nel 1997, la vincitrice del concorso «dai un nome alla montagna» organizzato da un albergo termale di Vals, nel canton Grigioni, si vide rifiutare la proposta vincente «Peter Höra» dalle autorità cantonali. Nella giustificazione, la consuetudine di dare nomi di persone alle montagne viene descritta come «cattiva abitudine», e viene inoltre espressa disapprovazione per l'iniziativa commerciale. La cima di 3000m è rimasta senza nome e le autorità locali affermano che lo stato delle cose non verrà cambiato.