Affrontare crisi, catastrofi e fragilità

La protezione e il sostegno alle vittime di crisi e catastrofi umanitarie sono priorità della cooperazione internazionale della Svizzera, il cui impegno si concentra in particolare sui contesti fragili. Nel 2017, la correlazione tra crisi alimentare e conflitti, la riduzione delle perdite di raccolto e il superamento di traumi sociali sono stati ambiti di attività importanti della DSC.

Una giovane madre culla il suo bimbo malnutrito fuori dal centro di stabilizzazione sostenuto dall’UNICEF a Malualkon, Aweil, Sudan del Sud.
Una giovane madre culla il suo bimbo malnutrito fuori dal centro di cura sostenuto dall’UNICEF a Malualkon, Aweil, Sudan del Sud. © Knowles Coursin / UNICEF

Nuovo aumento delle carestie

Nel 2017 Nigeria, Sudan del Sud, Somalia e Yemen hanno dovuto affrontare il problema delle carestie. L’insicurezza alimentare, da ricondurre ai conflitti armati e al fenomeno climatico «El Niño», ha colpito circa 20 milioni di persone. La DSC era attiva in questi Paesi già prima delle carestie e nel 2017 ha messo a disposizione mezzi supplementari volti a potenziare l’aiuto umanitario d’emergenza e le attività della cooperazione allo sviluppo. 

Per oltre 30 anni la lotta internazionale contro la fame sembrava dare i propri frutti. Il raggiungimento dell’obiettivo di sviluppo sostenibile «Fame zero» non era mai stato così vicino come negli ultimi anni. Tuttavia, dal 2016 il numero di persone che soffrono la fame è tornato ad aumentare: ad oggi si tratta di 815 milioni di persone e ogni dieci secondi un bambino muore per le conseguenze della malnutrizione e della denutrizione. 

Oltre agli eventi meteorologici estremi come la siccità, questo nuovo aumento della fame a partire dal 2016 è da ricondurre soprattutto ai conflitti armati. Crisi alimentare e conflitti si amplificano a vicenda.

Sviluppo delle attività in corso 

Nel 2017 conflitti armati verificatisi anche in Nigeria, Somalia, Sudan del Sud e Yemen hanno minacciato di scatenare una crisi alimentare di proporzioni inedite. La Svizzera ha reagito tempestivamente all’appello del segretario generale delle Nazioni Unite del febbraio 2017, mettendo a disposizione 15 milioni CHF supplementari per l’aiuto umanitario d’emergenza nell’ambito della crisi alimentare. Questi fondi hanno consentito di migliorare i mezzi di sussistenza della popolazione e il suo approvvigionamento di acqua potabile. Una parte della somma è stata inoltre stanziata a favore degli interventi del CICR e di alcune agenzie delle Nazioni Unite, come il Programma alimentare mondiale (PAM) e l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, che si occupa in particolare dei profughi in condizioni di crisi alimentare. Inoltre, già dal 2015 la Svizzera sostiene le attività umanitarie nella regione del lago Ciad e dal 2013 realizza un programma regionale nel Corno d’Africa. 

La risposta internazionale ha in un primo momento scongiurato una pesante carestia, ma il protrarsi dei conflitti, le condizioni meteorologiche sfavorevoli e la debolezza delle strutture governative non hanno consentito ai Paesi coinvolti di superare la crisi. Pertanto, evitare le carestie resta una sfida di enormi proporzioni che richiede costanti adeguamenti delle azioni di soccorso internazionali, anche da parte della Svizzera. Con un contributo di 6 milioni CHF all’anno, la Svizzera è il principale Paese donatore del Fondo di risposta alle emergenze del PAM. I mezzi di questo fondo possono essere utilizzati a favore della popolazione colpita entro 24 ore dallo scoppio di una crisi. In Somalia ciò ha consentito di fornire a più di un milione di madri e bambini a rischio 4000 tonnellate di alimenti speciali. Nel 2017 la Svizzera ha incentivato l’impiego di metodi di elargizione di denaro (contanti o voucher) per poter soddisfare in modo più efficace le necessità della popolazione colpita. Soltanto negli ultimi due anni, 17 membri del Corpo svizzero di aiuto umanitario hanno sostenuto il PAM con la loro esperienza. 

Aiuto umanitario: solo una parte della soluzione 

Le crisi alimentari acute richiedono interventi rapidi. Tuttavia, l’aiuto d’emergenza da solo non riuscirà mai a porre fine alla fame nel mondo e alle sue cause. Per questa ragione, al fine di proteggere con efficacia ancora maggiore la popolazione a rischio, la Svizzera applica anche i propri strumenti a livello umanitario e nel campo dello sviluppo e della politica di pace. Il nostro Paese incentiva i servizi di consulenza agricola nel Sudan del Sud, prepara le organizzazioni partner in Nigeria ai periodi di siccità futuri, mentre nello Yemen mette a disposizione una piattaforma per i colloqui di pace. 

Solo la pace, vale a dire una soluzione politica, può sconfiggere la fame in modo definitivo. Nonostante i passi indietro, oggi l’obiettivo di sviluppo sostenibile «Fame zero» può essere ancora raggiunto. 

Carestia in Africa e nello Yemen

Africa australe: rafforzare la resilienza rurale

 Logo della R4 Initiative, che illustra il processo di gestione dei rischi.
© World Food Programme

«L’anno scorso ho raccolto 10 sacchi di mais invece dei 130 delle annate migliori», si lamenta Boyd Mungalu, uno dei milioni di piccoli agricoltori dello Zambia. Nell’Africa australe flagellata dalla siccità, 25 milioni di persone sono colpiti da insicurezza alimentare e malnutrizione.

L’arte come ponte culturale

Immagine di Hope Azeda, ideatrice e curatrice dell’Ubumuntu Arts Festival
© Chriss Schwagga

Soprattutto nei Paesi in situazioni di post-conflitto, l’arte e la cultura possono contribuire in modo cruciale a superare le fratture sociali. La DSC sostiene progetti culturali in Paesi che stanno affrontando le conseguenze di un conflitto.

Crisi dei profughi provenienti dal Myanmar

 Un uomo costruisce un rifugio in legno per la propria famiglia ai margini del campo profughi a Cox’s Bazar.
© Keystone

Alla fine del 2017 il Bangladesh ha accolto più di 650’000 persone in fuga dalle violenze del vicino Myanmar. I profughi si sono stabiliti nella regione frontaliera di Cox’s Bazar, abbandonando tutto e ritrovandosi completamente privi di risorse. Molti bambini hanno perso i genitori.