«Nel Congresso si parla molto del sistema democratico svizzero»
Dal 30 aprile al 3 maggio il presidente del Congresso dei poteri locali e regionali del Consiglio d’Europa, Leendert Verbeek, vista la Svizzera per scoprire il federalismo svizzero «sul campo». Nel suo viaggio, che prevede anche una visita alla Landsgemeinde di Glarona, è accompagnato da David Eray, presidente del Governo del Cantone del Giura e capo della delegazione svizzera al Congresso, che in questa intervista risponde alle nostre domande.
David Eray accompagnerà il presidente del Congresso nel suo giro in Svizzera fino al 3 maggio. © Keystone
Signor Eray, è la prima volta che il presidente del Congresso Verbeek visita la Svizzera. Cosa si aspetta da questa visita, da presidente del Governo cantonale e da presidente della delegazione svizzera?
Va detto che nel Congresso si parla molto della Svizzera. L’obiettivo è quindi mostrare dal vivo al presidente del Congresso le particolarità e il buon funzionamento della democrazia diretta a livello regionale. Come presidente del Governo del Giura e della delegazione svizzera è per me un onore ricevere la visita di questa autorità in Svizzera.
Il programma prevede una visita alla Landsgemeinde di Glarona. Quali (buoni) esempi di democrazia può fornire la Svizzera al Congresso in questa occasione?
Ricordo innanzitutto che gli anni scorsi, a causa della pandemia, erano state rinviate due visite durante le quali era prevista la partecipazione a una seduta di un Consiglio comunale di un piccolo Comune. Questa volta le date coincidono con lo svolgimento di una Landsgemeinde a Glarona. È quindi un’ottima occasione per il signor Verbeek di vedere che è l’intera popolazione di un Cantone per prendere decisioni in parte anche molto importanti. È fondamentale mostrare che la popolazione è chiamata a esprimersi e a votare per o contro i progetti in questione, e che può esprimersi anche dalla tribuna.
Nel 2017 il rapporto di monitoraggio del Congresso ha giudicato «particolarmente positivo» il federalismo svizzero. L’obiettivo di questa visita è ora di presentarlo «sul campo». Vedere il federalismo svizzero all’opera comporta un elemento di spettacolarizzazione?
Assistere a una Landsgemeinde è certamente un evento impressionante per chi proviene da un altro Paese europeo nel quale la democrazia diretta non è forse così sviluppata. È anche l’opportunità per dimostrare che la valutazione contenuta nel rapporto sulla Svizzera del 2017 era fondata. Con il signor Verbeek potremo tematizzare anche un elemento cardine del nostro funzionamento democratico, ossia la ripartizione delle competenze tra Confederazione, Cantoni e Comuni. È un aspetto che notiamo anche in altri Paesi europei: le regioni, spesso, non hanno competenze sufficienti, o non hanno fondi sufficienti per assumerle. L’approccio della Svizzera in questo settore è dunque più chiaro e coerente che in altre realtà europee.
Cosa c'è di così speciale in una Landsgemeinde o in un'assemblea comunale?
La coesione popolare è molto forte nelle assemblee o in una Landsgemeinde. È una democrazia a misura d'uomo. Ci ricorda anche quanto sia importante il contatto umano nella società. Personalmente vivo in un piccolo villaggio nel Giura. Durante le assemblee comunali, vedo i legami sociali crearsi tra tutta la popolazione, anche se non sono tutti d'accordo su alcuni oggetti messi in consultazione. Questa realtà è degna di essere osservata.
Sono previsti anche incontri ufficiali, tra cui quello con il presidente della Città di Berna, Alec von Graffenried. È la prova che la politica interna della Svizzera influenza anche la propria politica estera?
Tra le varie autorità in Svizzera – federali, cantonali e locali – esistono importanti meccanismi di scambio, collaborazione e coordinamento grazie ai quali un Cantone non può perseguire una politica estera propria che è in conflitto con quella di un altro Cantone o della Confederazione. Questo aspetto gode di ampio supporto, in Svizzera, e potrebbe essere una questione di rilievo da discutere bilateralmente.
Abbiamo parlato della divisione delle competenze tra la Confederazione, i cantoni e i comuni. Ci può spiegare, in quanto presidente del governo cantonale, cosa rappresenta il Congresso per Lei e per il suo cantone?
Innanzitutto, il Congresso permette di promuovere la democrazia territoriale, di migliorare la governance regionale e locale e di rafforzare l'autonomia delle comunità. Questo è particolarmente vero attraverso l'applicazione dei principi contenuti nella Carta europea dell’autonomia locale.
Poi, essere un delegato del Congresso cambia anche il mio modo di lavorare. Avere l'opportunità di vedere come la democrazia viene attuata altrove, in altre regioni e paesi, mi permette di crescere personalmente. Ricordo la nostra visita nel comune di Linkebeek, in Belgio. La visita ci ha permesso di interrogarsi su alcuni principi della democrazia, e in particolare sulla politica linguistica che vi era in vigore. Queste problematiche toccano anche noi. Questa visita e altre ci permettono di diventare ancora più consapevoli di come promuovere e far funzionare la democrazia a casa nostra. Anche se il federalismo svizzero è efficace, possiamo sempre imparare da altrove.
Lei è stato nominato delegato al Congresso nel 2018. La visita del Congresso in Svizzera nei prossimi giorni sarà un momento chiave del Suo mandato?
È un evento importante soprattutto per l’intera delegazione svizzera. Un altro momento saliente è stata la visita del Congresso per il monitoraggio della democrazia svizzera nel 2015. Dopo il rapporto di monitoraggio avremo ora anche la visita ufficiale in Svizzera della personalità più autorevole del Congresso. Il signor Verbeek potrà così incontrare e parlare con persone che risulteranno essere estremamente interessanti per lui. Per quanto riguarda me, sarà certamente uno dei due momenti clou del mio mandato europeo.
Nel dicembre del 2021 Lei è stato nominato portavoce del Congresso per la digitalizzazione e l’intelligenza artificiale. La Svizzera quali aspetti può proporre a questo livello a Strasburgo?
È positivo che la digitalizzazione sia una priorità della strategia di politica estera della Svizzera. Ritengo tuttavia che la Svizzera sia un po’ in ritardo in questo campo rispetto ad altri Paesi. Va quindi accolta con favore la decisione del Consiglio federale e dei Cantoni di creare l’Amministrazione digitale svizzera (ADS), il cui organo di direzione politica è formato da tre consiglieri federali, sei rappresentanti dei Cantoni, tra cui il sottoscritto, e tre rappresentanti dei Comuni.
La Svizzera può mettere in campo alcune sue competenze digitali, per esempio in materia di programmi di tassazione per i contribuenti e di sportelli virtuali, in fase di sviluppo in diversi Cantoni. Possiamo mettere a disposizione anche il nostro know-how economico nel rapporto con aziende locali che si occupano tra le altre cose della crittografia dei documenti. Inoltre, in diversi Cantoni disponiamo di centri dati situati in gran parte in zone a basso rischio sismico e non esposte a inondazioni, e alimentati con energie rinnovabili. Si tratta di un insieme di fattori vincenti per la Svizzera in materia di digitalizzazione.
E in tema di intelligenza artificiale?
Questo argomento va inquadrato in maniera un po’ diversa. Nel Consiglio d’Europa vi è il timore che la democrazia diventi ostaggio dall’intelligenza artificiale. Sono stati identificati alcuni rischi e la Svizzera, insieme al Consiglio d’Europa, può trarne utili insegnamenti. Credo che abbiamo ancora molto da imparare sull’intelligenza artificiale, anche per preservare una certa autonomia dell’Europa da altre regioni del mondo. Sono tutte questioni che il presidente del Congresso potrebbe discutere bilateralmente con i suoi interlocutori in Svizzera.
Buono a sapersi sul Congresso dei poteri locali e regionali del Consiglio d’Europa
Il Consiglio d’Europa, con sede a Strasburgo, è la più antica organizzazione intergovernativa d’Europa. La tutela e la promozione dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto sono al centro della sua azione. Il Congresso dei poteri locali e regionali è uno degli organi del Consiglio d’Europa, assieme al Comitato dei Ministri, all’Assemblea parlamentare e alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Si tratta di un organo consultivo, composto da 612 membri eletti (306 titolari e 306 supplenti) che rappresentano 46 Paesi. Il Congresso si rende garante dell’applicazione dei principi della Carta europea dell’autonomia locale, organizza attività di osservazione delle elezioni locali e regionali e offre consulenza agli altri organi in materia di politica territoriale.