Cari familiari di Francesca Pometta,
Care direttrici e cari direttori,
Care colleghe e cari colleghi,
Care e cari ospiti,
benvenute e benvenuti nella nuova «Sala Francesca Pometta»! Sono onorato di rendere questo omaggio alla prima donna diplomatica e ambasciatrice della Svizzera, e soprattutto di farlo insieme a voi familiari.
Lo scorso novembre, quando ho saputo dell’idea di dare un nome a questa «sala 340», sono rimasto subito affascinato da tale iniziativa.
Questa «Sala Francesca Pometta» ci ricorda una donna che ha lasciato un segno in chi l’ha conosciuta, grazie alla sua umanità, alla sua capacità di riflessione e alla sua curiosità, unite a una grande libertà.
«Sono gli uomini liberi che debbono esercitare tutte le professioni, provvedere a tutti i bisogni della società».
Benjamin Constant ha espresso questo pensiero fondamentale nel XIX secolo, ma aveva ragione solo in parte. Perché, in realtà, gli uomini e le donne devono avere accesso a tutte le professioni!
Francesca Pometta era una donna profondamente libera. Scegliendo la diplomazia nel 1957, ha avuto il coraggio di assumere un ruolo pionieristico, aprendo alle donne la carriera diplomatica fino al titolo di ambasciatrice, che lei ha ricevuto nel 1977.
Oggi, 46 anni dopo, la nostra presenza qui ha un sapore particolare, poiché la Svizzera si insedia come membro non permanente nel Consiglio di sicurezza dell’ONU.
E le Nazioni Unite sono state il filo conduttore di tutta la carriera di Francesca Pometta. Lei, che è stata la nostra prima donna a capo della Missione svizzera presso l’ONU a New York.
Molto prima che la Svizzera entrasse a far parte dell’ONU, nel 2002, Francesca Pometta era una convinta sostenitrice del multilateralismo e del posto che avrebbe dovuto occupare la Svizzera nel cuore del sistema delle Nazioni Unite. L’ambiente dell’epoca non era tuttavia favorevole alla sua causa, anzi: a Berna le discussioni erano particolarmente accese, anche all’interno del suo – del nostro – Dipartimento.
In qualità di direttrice della Divisione politica III (attuale Divisione ONU) e di responsabile del dossier «ONU», aveva un compito tutt’altro che facile, come testimoniano i suoi archivi personali.
Cito: «Ci sono forze nascoste all’interno del Dipartimento (...) che non vogliono che il lavoro sia fatto in tempo e probabilmente sono pronte a ritardarlo con ogni mezzo».
Neanche i giornali dell’epoca erano benevoli nei suoi confronti:
alcuni giornalisti del settimanale Die Woche avevano addirittura paragonato Francesca Pometta e la sua collega Marianne von Grünigen – la seconda donna diplomatica della Svizzera – a «due Biancaneve per sette nani» in riferimento al loro impegno ufficiale per l’adesione della Svizzera all’ONU. Altri, invece, si chiedevano se Pometta/von Grünigen sarebbero diventate le «signorine prodigio» dell’adesione della Svizzera all’ONU… Mi astengo da ogni commento!
Care colleghe e cari colleghi,
Cara famiglia,
nonostante i difficili dossier di cui si è occupata, la passione per la diplomazia e per la «res publica» hanno permesso a Francesca Pometta di avere una brillante carriera, pur portando su di sé il peso di essere spesso «la prima».
All’epoca, cioè 46 anni fa, Francesca Pometta era la prima e l’unica ambasciatrice al servizio della Svizzera.
Fortunatamente, da allora la situazione è cambiata.
Le donne nella diplomazia sono ora il 38 per cento del personale diplomatico, mentre la quota di ambasciatrici presso le nostre rappresentanze all’estero – come si può vedere dal grafico – è pari al 26,5 per cento.
Quattro dei sei posti di direzione che ho nominato in seno al DFAE sono occupati da direttrici.
Le cinque Segretarie di Stato attuali della Confederazione sono donne e quattro di loro sono diplomatiche provenienti dal nostro Dipartimento.
Questa è la prova che tutto ciò è possibile e che le donne nella diplomazia non hanno nulla, ma proprio nulla a che vedere con l’immagine di «Biancaneve» che era stata loro attribuita da alcuni media in passato!
Siamo sulla strada giusta, anche se troviamo ancora delle sfide sul nostro cammino.
L’invio di un’ambasciatrice a Teheran rappresenta un simbolo forte per i diritti delle donne, anche se non è una scelta facile, come hanno dimostrato i recenti avvenimenti. Questo però non deve essere un freno ai nostri valori di uguaglianza!
Me ne occupo personalmente. Perché la pluralità mi sta a cuore. In tutte le sue sfaccettature.
Care e cari ospiti,
questa sala a lei intitolata è il nostro riconoscimento a Francesca Pometta, affinché il suo ricordo ispiri le nostre riunioni in questo luogo del Palazzo federale.
Con i ritratti delle prime ambasciatrici svizzere su questa parete, diamo un volto alla storia delle donne nella diplomazia svizzera e continuiamo a scriverla.
Grazie per condividere con noi questo momento simbolico del XXI secolo.