Berna, Comunicato stampa, 15.01.2015

La Svizzera condanna la punizione con mille colpi di frusta inflitta a un uomo in Arabia Saudita. Dopo le prime 50 frustate inferte lo scorso venerdì, la Svizzera chiede alle autorità saudite di rinunciare all’ulteriore esecuzione della pena e di tenere fede ai loro impegni relativamente al divieto di infliggere tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti.

La Svizzera è preoccupata per la condanna inflitta al difensore dei diritti umani saudita Raif Badawi, che lo scorso 9 gennaio è stato frustato in pubblico nella città di Gedda, in Arabia Saudita. Era la prima tornata di esecuzione della punizione corporale imposta all’attivista, condannato da un tribunale di Gedda a un totale di 1000 frustate abbinate, tra l’altro, a una pena detentiva di dieci anni, per aver creato e animato un forum di discussione online. Una seconda sessione di frustate è prevista per il 16 gennaio.

La lotta contro la tortura è al cuore della politica della Svizzera in materia di diritti umani. Il divieto della tortura e di altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti riveste un carattere assoluto ai sensi del diritto internazionale. L’Arabia Saudita è inoltre parte contraente della Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti e della Carta araba dei diritti umani, che prevedono il diritto inalienabile di ogni individuo a non essere sottoposto a tortura o a trattamenti crudeli.

Come Stato parte della stessa Convenzione, la Svizzera condanna fermamente l’applicazione di una punizione corporale che contravviene ai menzionati obblighi internazionali dell’Arabia Saudita. La Svizzera chiede alle autorità saudite competenti di annullare l’esecuzione della decisione del tribunale nei confronti di Badawi e di riesaminarne il caso. Parimenti chiede al Governo dell’Arabia Saudita di adottare un quadro legislativo conforme ai principi e agli obblighi sanciti dagli strumenti internazionali in materia di diritti umani.


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