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Il testo adottato mediante consenso il 21 aprile 2009 è frutto di intensi negoziati condotti durante diversi mesi. Gli sforzi e l'abilità della Presidenza russa, nonché l'impegno di delegazioni di tutte le regioni del mondo, hanno permesso di giungere a un compromesso su temi molto delicati di diritto e di dialogo fra civiltà, fra cui genocidi, Olocausto, riparazioni per le tragedie del passato, colonialismo, schiavitù, libertà d'espressione e limiti a quest'ultima, lavoratori migranti e discriminazione nei confronti delle donne. La Svizzera ha sostenuto gli sforzi del Presidente russo durante tutti i negoziati.
Nel corso della Conferenza si sono espresse anche voci estremiste che, tuttavia, si sono ritrovate isolate. Questo compromesso è quindi una vittoria dei moderati e del diritto internazionale.
Il testo della Dichiarazione finale rappresenta un passo avanti perché conferma la convinzione che tutti i diritti umani appartengono a ogni individuo in virtù della sua condizione di essere umano, indipendentemente dal colore della pelle, dalla nazionalità, dalle sue convinzioni politiche o religiose, dal suo statuto sociale, dal sesso e dall'età.
Il merito di questo documento è di sottolineare in particolare il ruolo essenziale della libertà d'espressione, della democrazia, delle reti di informazione, dell'educazione ai diritti umani e di un sistema giudiziario competente, indipendente e imparziale. La Svizzera è soddisfatta anche delle nuove misure specifiche contenute nel documento finale in confronto alla Dichiarazione e al Programma d’azione di Durban adottati nel 2001, che esigono in particolare che la lotta contro il terrorismo rispetti i diritti umani e il principio di non discriminazione, che gli Stati proteggano i lavoratori domestici migranti e che adottino disposizioni penali o civili per sradicare le svariate forme aggravate di discriminazione.
Da due anni, i preparativi per questa Conferenza d'esame hanno offerto a tutte le parti interessate, l’occasione di fare un bilancio della situazione in materia di lotta contro il razzismo. Diversi Stati, fra cui la Svizzera, hanno sottoposto contributi individuali presentando le misure adottate a livello nazionale per attuare la Dichiarazione e il Programma d'azione di Durban. Lo stesso hanno fatto numerosi relatori speciali, organizzazioni internazionali, organi di trattato o meccanismi presentando la loro valutazione dei progressi compiuti e delle sfide da affrontare. Diversi contributi regionali hanno dimostrato l'interesse di tutti per questo processo e nutrito i dibattiti.
Dalla Conferenza di Durban nel 2001, la Svizzera ha adottato misure di lotta contro il razzismo, la discriminazione razziale e la xenofobia. La Commissione federale contro il razzismo è stata rafforzata e nel 2001 è stato istituito il Servizio di lotta contro il razzismo (Dipartimento federale dell'interno). Quest'ultimo accorda aiuti finanziari mirati per progetti di formazione, di sensibilizzazione e di prevenzione contro il razzismo. Nel corso degli ultimi cinque anni, tutti i Cantoni e numerose Città del Paese si sono dotati di legislazioni e di strutture volte a valorizzare il potenziale legato alla migrazione.
Nel giugno 2003, la Svizzera ha riconosciuto le denunce individuali previste dall'articolo 14 della Convenzione internazionale sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale (CERD). Va inoltre rilevata la prassi delle autorità per quanto concerne il trattamento delle infrazioni in materia di discriminazione razziale (art. 261bis del Codice penale).
Infine, la società civile ha potuto partecipare attivamente ai lavori della Conferenza d'esame di Durban. Quasi 120 ONG sono potute intervenire durante i lavori della Conferenza, ossia tre volte di più che non a Durban nel 2001. Esse si sono anche organizzate in margine alla Conferenza d'esame e numerose conferenze e manifestazioni hanno avuto luogo dal 15 al 24 aprile a Ginevra. La Svizzera esprime la sua soddisfazione per il fatto che esse si siano svolte generalmente nella calma. Le Autorità federali, quelle cantonali e la Città di Ginevra in collaborazione con l'organizzazione delle Nazioni Unite a Ginevra e l'Alto Commissariato per i diritti dell'uomo si sono impegnate parecchio affinché le condizioni di accoglienza e di sicurezza fossero ottimali durante tutto il periodo.
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