La Svizzera assumerà la presidenza dell’OSCE nel 2026
Come già nel 1996 e nel 2014, nel 2026 la Svizzera assumerà per la terza volta la presidenza dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE). È stata eletta dagli Stati partecipanti il 30 dicembre 2024 nell’ambito di una cosiddetta «procedura del silenzio». Il 1° gennaio 2025 assumerà già determinate funzioni direttive in quanto membro della troika, composta dal Paese che ha presieduto l’Organizzazione l’anno precedente (Malta nel 2024), dal Paese che detiene la presidenza di turno (Finlandia nel 2025) e da quello che la assumerà l’anno successivo (Svizzera nel 2026). Nell’adempimento di questo mandato la Svizzera può avvalersi dell’esperienza acquisita in passato durante la presidenza di questa organizzazione.
Vienna: la «Neue Hofburg» con la sede dell’OSCE e le bandiere dei 57 Stati partecipanti. La Svizzera assumerà la presidenza dell’Organizzazione nel 2026. © Keystone
La Svizzera assumerà la guida dell’OSCE in un momento in cui l’organizzazione ha poco margine di manovra a causa degli sviluppi geopolitici e della guerra in Ucraina. Assumendo la presidenza, la Svizzera sottolinea che, soprattutto in tempi politicamente difficili, il dialogo e la cooperazione con tutti gli Stati partecipanti sono fondamentali. In vista dell’elezione, numerosi Paesi le avevano chiesto di candidarsi.
La Svizzera ha già assunto la presidenza dell’OSCE nel 1996 e nel 2014 e ha quindi acquisito l’esperienza necessaria per adempiere questo mandato. Anche in quei due anni di presidenza aveva dovuto affrontare numerose sfide, tra cui i conflitti in Bosnia e in Cecenia e gli sconvolgimenti politici in Ucraina dopo la rivolta di Maidan.
1996: svolgimento di elezioni libere e democratiche in Bosnia ed Erzegovina
La Svizzera assunse la sua prima presidenza dell’OSCE nel 1996. Dopo la fine della guerra tra la Bosnia ed Erzegovina e la Serbia nel 1995, l’OSCE fu incaricata di vigilare sulla pianificazione e sullo svolgimento di elezioni libere e democratiche nel Paese devastato dal conflitto nonché sul rispetto dei diritti umani. La missione dell’OSCE in Bosnia ed Erzegovina aiutò i partiti a creare i presupposti necessari per le elezioni: un ambiente politicamente neutrale, il diritto alla segretezza del voto senza timori di intimidazioni e il diritto alla libertà di espressione.
Allora, l’impegno della Svizzera per fissare una data delle elezioni adeguata e per assicurarne il corretto svolgimento, obiettivo relativamente riuscito, fu ampiamente riconosciuto a livello internazionale. Un contingente di «berretti gialli» svizzeri fornì sostegno logistico all’OSCE nell’organizzazione delle prime elezioni dopo la guerra.
Dall’ottica svizzera, un altro fatto importante fu la guida della missione OSCE in Cecenia ad opera del diplomatico Tim Guldimann. A capo della missione a Grozny, Guldimann svolse un ruolo chiave nel raggiungimento dell’accordo di pace durante la prima guerra cecena, riuscendo a mediare con successo tra le parti in conflitto.
2014: riflettori puntati sull’Ucraina
Dopo Flavio Cotti toccò all’ex consigliere federale Didier Burkhalter assumere la seconda presidenza svizzera dell’OSCE nel 2014. L’anno presidenziale fu segnato sin dall’inizio dallo scoppio della crisi ucraina. La Svizzera puntò su una diplomazia attiva e di mediazione. Grazie alla sua duplice funzione di presidente dell’OSCE e presidente della Confederazione, l’allora capo del DFAE allacciò contatti importanti con i massimi rappresentanti di tutte le parti coinvolte nella crisi. Il dialogo fu promosso sia a Vienna, presso la sede dell’OSCE, sia in Ucraina.
Anche l’impegno della presidenza svizzera dell’OSCE nel Gruppo di contatto trilaterale, in cui rappresentanti di alto livello di Ucraina, Russia e OSCE cercarono vie d’uscita dalla crisi, fu di fondamentale importanza. All’interno di questo gruppo furono firmati gli accordi di Minsk, che dovevano fungere da base per una de-escalation delle tensioni nell’Ucraina orientale.
Sotto la presidenza svizzera, per la prima volta dopo oltre un decennio fu raggiunto un consenso sull’avvio di nuove missioni OSCE sul campo: una missione di osservazione presso due posti di frontiera russi e la Missione speciale di osservazione dell’OSCE in Ucraina (SMM), che si trasformò in un importante strumento volto a promuovere una de-escalation delle tensioni in Ucraina.
Prime funzioni direttive già nel 2025
La guida dell’OSCE è solitamente garantita da una troika composta dal Paese che ha presieduto l’Organizzazione l’anno precedente, dal Paese che detiene la presidenza di turno e da quello che la assumerà l’anno successivo. Nel 2025 la Svizzera farà quindi parte della troika insieme a Malta e alla Finlandia e sarà responsabile principalmente delle relazioni con gli Stati mediterranei al di fuori dell’OSCE. Tra i compiti della troika figura anche la partecipazione alle decisioni relative al personale.